domenica 16 marzo 2014

RECENSIONE a LA SPADA DI PERSEO di Primo Siena (a cura di Paolo Rizza)

Se la civiltà è il risultato del provvidenziale convergere dei suoi peculiari aspetti lungo un simbolico asse verticale che ne preordina la finalizzazione trascendente, non deve sembrare casuale che la preoccupazione di ricongiungere l’esercizio del potere a valenze di carattere metafisico sia riemersa in concomitanza con il propagarsi di una cultura corrosa dal mistificante riduzionismo di una ragione sottratta alle predisposizioni intuitive e vivificatrici dell’intelligenza.
La metapolitica, declinata in una prospettiva che riconosce la necessità di subordinare le variegate articolazioni storiche del mondo tradizionale ai principi di un ordine scaturente dalla sapienza creatrice del Verbo, addita i criteri validi per una demistificazione della pretesa di ridurre la politica a strumento di realizzazione di velleitarie finzioni concettuali, generate da una aprioristica razionalizzazione della realtà.
Tale progetto, capillarmente concretizzatosi in conseguenza delle premesse antropocentriche e razionalistiche del mondo moderno, si è istituzionalizzato nel perverso trionfo della “criptopolitica” che, dietro le parvenze di fumose presupposizioni ideologistiche, sancisce il dominio incontrastato del potere economico-finanziario.
La coraggiosa riproposizione dei canoni di una disciplina che riafferma la tradizionale dipendenza della politica dalla provvidenzialità di un ordine capace di determinarne finalisticamente la natura e le funzioni, scompagina le consuetudini ottusamente e pervicacemente preclusive di una falsa cultura, ormai approdata alle conclusioni parossistiche e aberranti del relativismo.
In esplicita adesione alla suaccennata prospettiva metapolitica, sono concepiti gli audaci percorsi culturali raccolti da Primo Siena nel volume La Spada di Perseo, pubblicato dall’editore Solfanelli nel 2013 e apparso in versione spagnola alcuni anni prima; pur nel doveroso rispetto per la nobile testimonianza civica e culturale dell’Autore, va notato che il libro si presta ad alcune considerazioni critiche, relative ai termini non sempre chiarificatori nei quali vi si prospetta il plesso delle tendenze determinanti la direzione catagogica propria della modernità.
Proponendo una disamina delle molteplici distorsioni indotte dalla “cripto politica” e dalla sua intenzionale propensione a favorire la stabilizzazione di un potere demagogicamente irrispettoso delle naturali diversificazioni dei corpi intermedi, Siena imputa giustamente alla democrazia moderna il demerito di una radicale falsificazione dei fondamentali concetti politici, surrogati da una rappresentanza disorganica, conforme agli intenti prevaricatori della speculazione mercantilistica e creditizia.
A tale riguardo, egli ritiene che la democrazia antica potrebbe rappresentare un utile correttivo alle copiose aberrazioni promosse dal livellamento generalizzato e dalla centralizzazione oligarchica: pur tuttavia, si deve riconoscere che la necessità di contestualizzare e differenziare i particolari ambiti storico-politici nei quali si palesarono le tendenzialità congenite e rappresentative della democrazia, non pregiudica la loro derivazione dai logori schematismi di una decadente cultura nominalistica e relativistica che, ispirandosi all’insana pretesa di travolgere i fondamenti del sapere nella sconsideratezza di una insensata critica demolitrice, fu magistralmente confutata dalla vigorosa intelligenza speculativa dei grandi pensatori del periodo classico.
La democrazia, indipendentemente dalle sue diverse configurazioni storiche, istituzionali e normative, è intimamente connessa a preconcette implicazioni scettiche e materialistiche, in conseguenza delle quali si rivela caratterizzata dall’inclinazioni a privilegiare irresponsabilmente le decisioni vincolate ai crismi ingannevoli del consenso maggioritario sul ponderato giudizio di persone competenti e sollecite del bene comune.
Come ha opportunamente osservato Siena, la globalizzazione, che ne costituisce l’esito ultimo, rappresenta la parodistica contraffazione dell’autentico universalismo, che fu la mirabile culminazione della civiltà medioevale.
Riprendendo un giudizio elaborato da Giovanni Papini in base a considerazioni di natura prevalentemente estetico- letteraria e volto ad avallare la tesi di una sostanziale continuità tra Medioevo e Rinascimento, Siena tende ad accreditare nel pensiero politico dell’Alighieri una potente e significativa espressione anticipatrice degli sviluppi del mondo culturale umanistico.
In proposito, occorre rilevare che la postulazione di una fondamentale unitarietà di prospettive tali da accomunare e congiungere due periodi storico- culturali tanto diversi, è smentita dai presupposti di quel universalismo ove – come egli scrive- “le diversità non sono appianate, bensì vengono assunte dalla struttura gerarchica dell’Impero”.
La concezione politica dantesca, inquadrata in una profonda sintonia con le strutture politiche e i fondamenti dogmatici della Cristianità medievale, presenta innegabili difformità da qualunque valorizzazione delle pressanti tendenze centrifughe che concorsero a incrinarne l’interna dinamicità, impedendo che la gerarchica integrazione delle diversificate realtà territoriali e societarie potesse inserirsi e progredire nella compaginata sintesi istituzionale di un Impero, inteso quale cardine indispensabile di giustizia e di civiltà.
Il declino delle potestà universali provvidenzialmente atte a suscitare e a ordinare la multiforme e stratificata varietà politico- giuridica del Medioevo, il ruolo vieppiù determinante conseguito dai particolarismi regionali e nazionali, la dissoluzione della composta sintesi ideale che predisponeva l’intelligenza a intendere le diverse realtà contingenti in rapporto alla contemplazione dei Misteri della Fede, delineano la fisionomia del Rinascimento, che persegue il proposito di ricongiungersi alla classicità al di fuori del quadro intellettuale tipico del periodo precedente; la reinterpretazione del pensiero greco riflette la temperie di una idealizzazione tendenzialmente volontaristica della potenza creatrice dell’individuo, contrapponendosi palesemente ai canoni del tradizionale realismo cattolico.
Il tentativo di valutare il Rinascimento come prosecuzione dello spirito medievale, si colloca in una angolazione che racchiude unitariamente una sintesi prospettica tra i giudizi critici di Giovanni Papini e la posizione metapolitica di Silvano Panunzio: esso apparendo pregiudizialmente condizionato da una sottovalutazione della consistenza del naturalismo, affermatosi come la dimensione speculativa più caratterizzante della cultura rinascimentale, non può validamente cautelarsi contro il pericolo di ascrivere al termine “tradizione” ambigue connotazioni storicistiche.
Coerente esemplificazione di un approccio ermeneutico in cui esiti rivelano la problematicità di assunti non plausibili, è la rilettura del pensiero politico di Machiavelli nei termini di un realismo dotato di valenze conformi alla fede cristiana e culminante nella visione provvidenzialistica di Gian Battista Vico.
La scarsa considerazione dei processi che valsero a demolire l’architettura organicamente universalistica del mondo medievale, si associa alla non sufficiente differenzazione tra il realismo della philosophia perennis e lo spregiudicato amoralismo pragmatistico di una filosofia politica affermativa ai suoi orizzonti metafisici.
Inoltre, la questione relativa ai supposti prolungamenti della concezione politica del Segretario fiorentino nel “spiritualismo storico” di Vico, potrebbe proficuamente ridurre a valutare la maggiore o minore fondatezza delle interpretazioni neoidealistiche del suo pensiero.
Senza pretendere di esaurire la complessità dei temi affrontati nel libro, si può affermare conclusivamente che la riproposizione di una teologia politica attinta alla sapienza nel Magistero cattolico, impone il compito imprescindibile di smascherare le diverse forme statuali derivate dal principio d’immanenza, per riscoprire l’integralità di una visione rettamente tradizionale della vita e del mondo.

Paolo Rizza


Primo Siena
LA SPADA DI PERSEO
Itinerari metapolitici 
Ediizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-836-6]
Pagg. 264 - € 18,00


http://www.edizionisolfanelli.it/laspadadiperseo.htm