domenica 12 ottobre 2014

Le Serate di San Pietroburgo oggi (di Giovanni Sessa)

La casa editrice Solfanelli nell’ultimo periodo sta conducendo una vera e propria “campagna d’autunno” contro la cultura dominante, attraverso la pubblicazione di una serie significativa di volumi. Tra essi va segnalato, per la cura di Giuseppe Brienza e Omar Ebrahime, Le serate di San Pietroburgo oggi (per ordini: edizionisolfanelli@yahoo.it; 0871/561806, euro 15,00). Il libro, come il titolo chiarisce, è il frutto dei primi cinque anni di vita del Centro culturale romano delle “Serate di San Pietroburgo”, di orientamento cattolico. Si tratta di 42 contributi, già pubblicati con qualche variante sulle pagine del periodico Il Corriere del Sud, che sintetizzano gli esiti degli incontri settimanali e delle presentazioni librarie organizzate presso la sede dell’associazione, a partire dal 2010.
     Nella presentazione, Marcello Veneziani rileva che il tentativo messo in atto dagli autori del volume è encomiabile, esempio di resistenza al conformismo intellettuale. Il tratto distintivo che muove tutti i saggi è di pura matrice demaistriana: l’intera storia è interpretata quale teatro dell’eterna lotta tra Chiesa divina e anti-chiesa satanica. Alla luce di questo presupposto teorico,    nel testo vengono analizzate diverse situazioni della attuale contingenza storica, presentati personaggi di grande valenza positiva e criticati falsi miti della contemporaneità. L’incipit del libro è caratterizzato dall’individuazione delle relazioni sempre sottaciute, che legherebbero il tramonto dell’Urss alla nascita della Comunità Europea. La tesi fa aggio sulle ricerche del dissidente Vladimir Bukovskij, che ebbe modo di indagare negli Archivi Segreti dell’ex impero comunista   rilevando le strane affinità che avvicinano dirigismo finanziario eurocratico e centralismo sovietico. L’analisi è stimolante, anche se ci sembra sottovalutare il ruolo positivo che la Russia di Putin potrebbe svolgere nell’attuale scacchiere internazionale.
     Gli autori presentano in “medaglioni” biografico-intellettuali, personaggi che ritengono sintonici al loro progetto culturale. Tra essi, il romanziere cattolico Chesterton, inventore di Padre Brown, investigatore sui generis, che dismessi gli abiti e gli strumenti d’inchiesta propri del razionalismo, si introduce nell’animo dei co-protagonisti delle sue avventure, riuscendo a comprenderli a fondo. Tale capacità viene attribuita alla opzione cattolica dello scrittore inglese, il quale vide nella Chiesa di Roma “…l’unica religione antica ad essere così nuova” (p. 27).  Estremamente importante è, tra le altre, la figura del filosofo-contadino Gustav Thibon che, nei suoi scritti, presentò “…la campagna come mondo rappacificato, segnato da quella penitenza che permette la riconciliazione dell’uomo con se stesso, dunque con la creazione, infine con il Creatore” (p. 38), o quella, rilevante su altro piano, di Giovanni Guareschi. Sotto il profilo politico, la centralità di de Maistre e della sua idea di contro-rivoluzione è riaffermata sia nel saggio a lui dedicato, sia nello scritto relativo a Pat Buchanan, esponete del conservatorismo repubblicano Usa, fermamente convito che il fronte contro cui oggi è necessario battersi sia costituito dal laicismo che “…ha portato agli eccessi del femminismo, dell’ambientalismo e del movimento gay oltre che l’aborto, autentica ignominia della società umana” (p. 45).
    Interessante è la ricostruzione storica dell’affermarsi della Massoneria in Europa e in Italia, in particolare l’analisi dei rapporti tra la società segreta e la Chiesa dopo che, nel 2007, padre Rosario Esposito è stato accolto tra i fratelli. Informazioni poco note il lettore potrà trarre dal capitolo relativo ai “Falsi miti del Novecento”, dove si legge di un Che Guevara istitutore dei campi di correzione forzata a Cuba, del romanziere Gabriel García Márquez e dei suoi rapporti strutturali con il Partito Comunista, di Martin Luther King aduso al plagio di opere altrui e dedito al tradimento coniugale e, soprattutto, dell’antisemitismo del presidente cileno Salvador Allende, attestato dagli studi più recenti di Victor Farías.

   Infine, non si può non condividere il giudizio degli autori sul Sessantotto, la cui rivoluzione culturale spazzò via ogni residuo tradizionale innescando l’accelerazione dei processi della globalizzazione omologante. Il problema è che, a differenza di quanto Brienza ed Ebrahime ritengono, la resistenza al nichilismo dispiegato non è nelle corde della sola tradizione cattolica. Anzi! A nostro parere, essere cattolici vuol dire collocarsi dalla parte della Tradizione in modo dimidiato.

Giovanni Sessa