La casa editrice Solfanelli nell’ultimo
periodo sta conducendo una vera e propria “campagna d’autunno” contro la cultura
dominante, attraverso la pubblicazione di una serie significativa di volumi.
Tra essi va segnalato, per la cura di Giuseppe Brienza e Omar Ebrahime, Le serate di San Pietroburgo oggi (per
ordini: edizionisolfanelli@yahoo.it;
0871/561806, euro 15,00). Il libro, come il titolo chiarisce, è il frutto dei
primi cinque anni di vita del Centro culturale romano delle “Serate di San
Pietroburgo”, di orientamento cattolico. Si tratta di 42 contributi, già pubblicati
con qualche variante sulle pagine del periodico Il Corriere del Sud, che sintetizzano gli esiti degli incontri
settimanali e delle presentazioni librarie organizzate presso la sede
dell’associazione, a partire dal 2010.
Nella presentazione, Marcello Veneziani rileva
che il tentativo messo in atto dagli autori del volume è encomiabile, esempio
di resistenza al conformismo intellettuale. Il tratto distintivo che muove
tutti i saggi è di pura matrice demaistriana: l’intera storia è interpretata
quale teatro dell’eterna lotta tra Chiesa divina e anti-chiesa satanica. Alla
luce di questo presupposto teorico, nel
testo vengono analizzate diverse situazioni della attuale contingenza storica, presentati
personaggi di grande valenza positiva e criticati falsi miti della
contemporaneità. L’incipit del libro è
caratterizzato dall’individuazione delle relazioni sempre sottaciute, che
legherebbero il tramonto dell’Urss alla nascita della Comunità Europea. La tesi
fa aggio sulle ricerche del dissidente Vladimir Bukovskij, che ebbe modo di
indagare negli Archivi Segreti dell’ex impero comunista rilevando
le strane affinità che avvicinano dirigismo finanziario eurocratico e
centralismo sovietico. L’analisi è stimolante, anche se ci sembra sottovalutare
il ruolo positivo che la Russia
di Putin potrebbe svolgere nell’attuale scacchiere internazionale.
Gli
autori presentano in “medaglioni” biografico-intellettuali, personaggi che
ritengono sintonici al loro progetto culturale. Tra essi, il romanziere cattolico
Chesterton, inventore di Padre Brown, investigatore sui generis, che dismessi gli abiti e gli strumenti d’inchiesta
propri del razionalismo, si introduce nell’animo dei co-protagonisti delle sue avventure,
riuscendo a comprenderli a fondo. Tale capacità viene attribuita alla opzione
cattolica dello scrittore inglese, il quale vide nella Chiesa di Roma “…l’unica
religione antica ad essere così nuova” (p. 27). Estremamente importante è, tra le altre, la
figura del filosofo-contadino Gustav Thibon che, nei suoi scritti, presentò
“…la campagna come mondo rappacificato, segnato da quella penitenza che
permette la riconciliazione dell’uomo con se stesso, dunque con la creazione,
infine con il Creatore” (p. 38), o quella, rilevante su altro piano, di
Giovanni Guareschi. Sotto il profilo politico, la centralità di de Maistre e
della sua idea di contro-rivoluzione è riaffermata sia nel saggio a lui
dedicato, sia nello scritto relativo a Pat Buchanan, esponete del
conservatorismo repubblicano Usa, fermamente convito che il fronte contro cui
oggi è necessario battersi sia costituito dal laicismo che “…ha portato agli
eccessi del femminismo, dell’ambientalismo e del movimento gay oltre che
l’aborto, autentica ignominia della società umana” (p. 45).
Interessante è la ricostruzione storica
dell’affermarsi della Massoneria in Europa e in Italia, in particolare
l’analisi dei rapporti tra la società segreta e la Chiesa dopo che, nel 2007,
padre Rosario Esposito è stato accolto tra i fratelli. Informazioni poco note il lettore potrà trarre dal
capitolo relativo ai “Falsi miti del Novecento”, dove si legge di un Che Guevara
istitutore dei campi di correzione forzata a Cuba, del romanziere Gabriel
García Márquez e dei suoi rapporti strutturali con il Partito Comunista, di Martin
Luther King aduso al plagio di opere altrui e dedito al tradimento coniugale e,
soprattutto, dell’antisemitismo del presidente cileno Salvador Allende,
attestato dagli studi più recenti di Victor Farías.
Infine, non si può non condividere il giudizio degli autori sul
Sessantotto, la cui rivoluzione culturale spazzò via ogni residuo tradizionale
innescando l’accelerazione dei processi della globalizzazione omologante. Il
problema è che, a differenza di quanto Brienza ed Ebrahime ritengono, la resistenza
al nichilismo dispiegato non è nelle corde della sola tradizione cattolica.
Anzi! A nostro parere, essere cattolici vuol dire collocarsi dalla parte della
Tradizione in modo dimidiato.
Giovanni Sessa