lunedì 5 dicembre 2011

Democrazia “elettorale” vs democrazia rappresentativa



http://giuseppereguzzoni.blogspot.com/2011/12/democrazia-elettorale-vs-democrazia.html

domenica 4 dicembre 2011

Democrazia "elettorale", tra brogli e utopie italiche (la Padania, 4/12/2011)




Democrazia "elettorale", tra brogli e utopie italiche
Un libro svela i misteri del sistema di sovranità ideato dai padri costituenti per compiacere cattolici, comunisti, liberali e massoni

GIUSEPPE REGUZZONI

In democrazia «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». La prima e la più eccellente di queste forme sono le elezioni.
Tutto molto semplice, in apparenza, non fosse per il fatto che le elezioni sono state, non di rado, oggetto di contestazioni, trascinatesi, in qualche caso, anche per mesi ed anni. A venir messe in discussione possono essere le operazioni "preliminari", per esempio la raccolta delle firme - come per le ultime regionali in Lazio, Lombardia e Piemonte, o gli stessi risultati elettorali, come nelle problematiche elezioni politiche del 2006. Allora il centrosinistra di Prodi vinse per un misero scarto di 24.000 voti a livello nazionale, con una situazione di maggioranza risicatissima alla Camera e di stallo al Senato (dove risultò decisivo il voto dei senatori a vita). Fu quella la maggioranza che, per un pugno di voti, elesse poi l'attuale presidente della Repubblica.
Di questo, e di altro, si occupa il bel volume "Stella e corona. Sogni, utopie e brogli elettorali nella democrazia elettorale italiana. 1946-2011" (Edizioni Solfanelli, 264 p., Euro 18). Ne sono autori il politologo Giorgio Galli, dell'Università Statale di Milano, e Daniele Vittorio Comero, membro della Società Italiana di Studi Elettorali. Il volume si apre con un commento, anche questo a due mani, del simbolo della Repubblica: la stella a cinque punte e la ruota dentata, di cui gli autori - in modo diverso, ma sempre ironicamente - ricordano l'impressionante somiglianza più che con una vera ruota dentata (un meccanico non l'avrebbe certo disegnata così), con una tavola rotonda circondata da sedie.
Lasciamo ai lettori la scoperta di come la ruota dentata possa essere interpretata come "corona". Più facile e suggestiva è l'altra immagine, meno esoterica, ma più emblematica della realtà italica: quella della sedia. La "sedia" è, in fondo, l'immagine simbolica di una Repubblica in decadenza, chiusa negli oscuri giochi di potere di una casta ormai sempre più autoreferenziale e autocelebrativa. In questo senso, l'espressione "democrazia elettorale", che appare nel titolo del volume, risulta assai significativa, dal momento che l'aggettivo "elettorale" più che indicare le modalità di esercizio della sovranità enuclea con forza i limiti oggettivi posti alla sovranità esercitata dal popolo.
Nel volume si sottolinea, giustamente, che ogni consultazione elettorale, in Italia, appare ormai come una sorta di referendum, prò o contro qualcuno o qualche cosa, ma che, in realtà, è in gioco sempre il mantenimento dello status quo, in forme e con modalità solo leggermente diverse. Non si dice - perché non rientra tra gli scopi del volume - che lo stesso concetto di referendum nella costituzione italiana è fortemente limitato e limitativo: referendum solo abrogativi, e mai in materia fiscale o di diritto internazionale. Sovranità limitata, dunque, ad extra e ad intra...
In fondo - e questo il volume lo ricorda bene citando un lungo discorso di Scalfaro -, la Costituzione italiana nacque da un compromesso tra forze cattoliche, comuniste e liberal-massoniche. Per Scalfaro, e per molti altri ancor oggi, tale compromesso è una sorta di migliore dei mondi possibili e, dunque, è perfetto e intoccabile. Varrebbe la pena di ricordare che le costituzioni che si presumono perfette, secondo Armin Mohler, sono le più pericolose, perché, pur dicendosi liberali, sono in realtà affette dal peggiore dogmatismo e pensate per rendere impossibile il cambiamento. In realtà la storia degli ultimi due decenni della Repubblica dimostra proprio che, a dispetto delle intenzioni dei padri costituenti, il sistema politico va degenerando in forme di nuova oligarchia anche e proprio grazie a meccanismi elettorali pensati per neutralizzare la volontà popolare, prova ne è la crescente disaffezione alle urne o il numero sempre maggiore di schede bianche o nulle.
Per gli autori, queste ultime sono il frutto di una deriva culturale, ma anche l'esito, calcolato, di astuti brogli, elaborati non nelle stanze asettiche del Viminale, ma nell'arco di una dialettica sottile, e a tratti nascosta, tra l'opera del legislatore (che è sempre di compromesso) e la periferia (prefetture e sezioni elettorali), tradizionale spazio di manovre condotte nell'ombra e con ben poca trasparenza. Il sistema di compromessi, che caratterizza le leggi elettorali italiane a partire dall'inizio degli anni Novanta, è già in sé l'indizio di una pressoché nulla considerazione della volontà popolare. Non è solo il fatto che tali compromessi, a sorpresa, possono proprio favorire la parte che si vorrebbe neutralizzare (come accadde nel 1992).
È che, come sosteneva Miglio, ampiamente ripreso nel volume: «Prevedere prima delle elezioni le maggioranze, e quindi i risultati delle elezioni: non ho trovato mai qualcosa di più profondamente antidemocratico di questo modo di pensare. Questo intendersi prima su come si andrà d'accordo. L'essenza del sistema rappresentativo sta nella non prevedibilità dei risultati. Il carattere moralizzatore del giudizio dei cittadini riposa proprio sulla sua non prevedibilità. Chi deve governare (...) deve sapere che c'è un giudice che tace, che non si esprime, ma che al momento del voto si farà sentire. Questa è l'essenza della democrazia».
Dimenticata, sembra aggiungere il volume, o meglio presa per i fondelli da giochini e trame volte a tutto, meno che a dare voce al popolo sovrano. A élite succede élite, o meglio, la stessa faccia della medesima élite con qualche ritocco di trucco (mai termine fu così adeguato). Contro tale nefasta impostazione, nell'ultima sezione del volume, gli autori hanno messo a punto delle linee guida, nella scia tracciata da Gianfranco Miglio, per ritornare sulla via della "democrazia rappresentativa", che è altra cosa da quella "elettorale", restituendo la sovranità al popolo, con una loro proposta innovativa di sistemi elettorali per il Parlamento e per il Governo.

giuseppe.reguzzoni@gmail.com